Hawaii - Big Island (e l'uragano Ana) - 15/19 Ottobre 2014

Tiki Statue - Puʻuhonua o Hōnaunau National Historical Park

Tiki Statue - Puʻuhonua o Hōnaunau National Historical Park

Non avevo mai pensato alle Hawaii come una destinazione per un viaggio, non so sinceramente il perché, in questo caso è stato una sorta premio, perciò totalmente inaspettato, pochi giorni utili e con un'agenda non del tutto flessibile, ma come potevamo rifiutare ?

Come ho scritto sopra, la destinazione non mi dava particolari stimoli se non per pura curiosità di visitare un posto nuovo, ma spostarmi a -12 di fuso orario e quasi 20 ore di volo voleva dire alzare l'asticella dei record di lunghezza del raggio di esplorazione, perfetto ! Appena confermato, iniziamo la pianificazione e subito mi accorgo che essendo in mezzo al pacifico sarebbe stato un posto fantastico per le immersioni, poi abbiamo anche un vulcano attivo, delle cascate altissime, spiagge di sabbia nera di origine vulcanica e il monte Mauna Kea che arriva a 4.205 metri ed è uno dei più importanti siti di esplorazione telescopica spaziale... mi chiedo ancora come ho fatto a non pensarci prima.

Big Island - Hawaii 

Big Island - Hawaii 

Partiamo dall'inizio, o meglio, iniziamo dalla partenza, l'itinerario è lungo:

15 Ottobre:

4:00 - Sveglia

6:50 - Partenza del volo da Malaga AGP (2 ore 35 minuti)

9:25 - Arrivo a Parigi CDG (1 ora e 5 minuti di connessione, fatti tutti di corsa)

10:30 - Partenza da Parigi CDG (10 ore 50 minuti, -9 per il fuso orario)

12:20 - Arrivo a Seattle SEA (6 ore e 20 di connessione, buoni per "pranzare" con calma)

18:40 - Partenza da Seattle SEA (6 ore 15 minuti, -3 per il fuso orario)

21:55 - Arrivo a Kona KOA

23:30 - Arrivo in hotel (che sarebbero le 11:30 del giorno dopo, reali)

Alla fine sono più di 33 ore dalla sveglia al primo vero riposo in un letto, dormire qualche ora in aereo aiuta ma l'arrivo a destinazione è pesante, però allo stesso tempo serve per riuscire a prendere sonno velocemente ed è facile svegliarsi all'alba, in vacanze di questo tipo dove già dal primo giorno si fanno attività all'aperto non è poi così difficile adattarsi al nuovo fuso orario. 

Il viaggio di iniziale è andato piuttosto bene, se non che durante la sosta a Seattle ci sono stati due problemi: il primo con i bagagli, a Malaga ci avevano assicurato che sarebbe stato tutto automatico ma in realtà per il lungo tempo di attesa dovevamo ritirarli e rimetterli nel nastro per il volo finale, meno male che abbiamo controllato ! Il secondo invece è stato decisamente più preoccupante, eravamo ai gate e i telegiornali avvisano che la tempesta tropicale Ana sta aumentando di forza, sarebbe stata riqualificata a uragano di categoria 1 e in direzione proprio di Big Island, la nostra destinazione finale. A quel punto c'è stato un momento di esitazione, volare in prossimità di un uragano non mi rendeva proprio felice, ma tutta quella fatica per tornare indietro a mani vuote no, poi Ana era ancora a diverse centinaia di miglia dalle Hawaii, con un po' di fortuna avrebbe cambiato rotta e ci avrebbe schivato (sono sempre troppo ottimista!). 

Siamo usciti dall'aeroporto di Kona alle 22:30 circa, una delle cose più belle delle Hawaii è l'ospitalità della gente locale, sempre sorridente e molto gentile, come arrivi ti mettono al collo una ghirlanda di fiori (Lei - https://en.wikipedia.org/wiki/Lei_(garland) ) che non puoi rifiutare, è considerato irrispettoso e ti dicono che che la devi tenere al collo fino a prima di dormire. Vado al noleggio auto, il tempo era ancora buono e il Challenger parcheggiato mi stava chiamando, ma viste le aspettative ho preferito non rischiare, ho preso un Nissan Pathfinder 4x4, scelta che si è rivelata molto utile nei giorni successivi.

I giorni in totale sono stati 4, nelle aspettative avevamo varie attività principali, 3 mattine di immersioni, un'immersione notturna con le Manta Ray, una visita al vulcano attivo, visitare le Rainbow Falls, salire sul monte Mauna Kea per fare uno startrail, visitare il Puʻuhonua o Hōnaunau National Historical Park e ovviamente qualche ora di relax in spiaggia.

Il primo giorno c'è stato abbastanza sole, siamo andati subito a fare due immersioni con il diving Kona Diving Company, il migliore diving con cui sia uscito senza dubbio, esperti, organizzatissimi e molto simpatici, siamo stati prima su un reef dove abbiamo visto moltissimi pesci, polipi, crostacei e reef sharks, nella seconda immersione siamo passati dentro delle grotte vulcaniche, incredibili i giochi di luce nell'acqua limpidissima tra le pareti nere ricoperte da vegetazione, peccato che la GoPro non fosse all'altezza del compito, non sono riuscito a portare a casa gli scatti che volevo. 

Suck'em up - 10 mt di profondità circa - vicino a Kona - Big Island - Hawaii

Suck'em up - 10 mt di profondità circa - vicino a Kona - Big Island - Hawaii

Sono rimasto sorpreso dalla limpidezza dell'acqua, anche a quasi 20 metri rimane limpidissima, visibilità altissima in tutte le condizioni e anche a tarda mattinata, sono state davvero delle ottime immersioni, e se penso che ci sono finito per caso...

Di pomeriggio e sera siamo stati in zona hotel, l'Hilton Waikoloa Village, un complesso turistico piuttosto grande con spiaggia interna privata, vari ristoranti bar e negozi, la cena e le serate erano programmate con buffet e concerti all'aperto, avrei preferito fare altro, tipo uscire nelle cittadine locali, ma alla fine non è stato poi così male.

Il secondo giorno dovevamo ripetere la mattinata di immersioni, il tempo era buono ma Ana si stava avvicinando senza cambiare rotta e dichiararono lo stato di emergenza, che per noi si è tradotto in porti chiusi, spiagge chiuse e niente immersioni, abbiamo passato la mattina a cercare un posto per fare snorkeling in zona Kailua Kona senza avere molto successo, siamo finiti in una spiaggia poco sopra l'hotel, ci è costata quasi 30 minuti a piedi ma ne è valsa la pena, sabbia bianca, acqua limpida e molti pesci.

Spiaggia a Kailua Kona, chiusa per l'uragano Ana

Spiaggia a Kailua Kona, chiusa per l'uragano Ana

Alla sera sempre cena a buffet e concerto, una big band blues molto brava e poi come headliner Elton John, dal vivo è fenomenale ha un'energia strepitosa e interagisce moltissimo, sa come far divertire gli spettatori, bravissimo sia al piano che alla voce, ovviamente anche i musicisti che lo accompagnano sono degni di nota, gran bella serata.

Tramonto al Fairmond Orchid, la spiaggia è vulcanica, roccie e sabbia nera, scattata con iPhone 5s

Tramonto al Fairmond Orchid, la spiaggia è vulcanica, roccie e sabbia nera, scattata con iPhone 5s

Il terzo giorno è iniziato male, Ana era ormai alle porte e anche se stava deviando verso ovest ci sono state forti venti con piogge per tutta la notte, facciamo colazione e decidiamo di andare a Hilo, nella parte nord, a vedere le Rainbow Falls, da Waikoloa ci vogliono circa 2 ore di macchina, siamo passati per la strada costiera a nord con la speranza di riuscire a fare qualche foto interessante ma dopo circa 40 minuti è iniziata una pioggia fortissima con strade in certi punti allagate, cascate che si formavano ai lati della strada e visibilità ridotta a meno di 20 metri, con la trazione integrale e andando piano siamo riusciti ad arrivare a Hilo senza imprevisti. Abbiamo pranzato con calma e siamo andati alle Raibow Falls, sono a circa 10 minuti da centro, quello che mi aspettavo (https://en.wikipedia.org/wiki/Rainbow_Falls_(Hawaii)) era decisamente diverso da quello che ho trovato:

Grazie Ana per avermi rovinato la foto ! Posso consolarmi però di aver almeno una fotografia unica delle cascate :)  Volevamo poi passare a Volcano ma le condizioni meteo stavano peggiorando e abbiamo deciso di passare per il centro dell'isola e ritornare in Hotel. Essendo un'isola vulcanica i paesaggi sono insoliti, roccia lavica nerissima che contrasta con le aree verdi nell'entroterra o gialle verso la costa.

Foto scattata al centro dell'isola, ai lati della strada tra i due monti Mauna Loa e Mauna Kea 

Foto scattata al centro dell'isola, ai lati della strada tra i due monti Mauna Loa e Mauna Kea 

Il quarto giorno, ultimo e con partenza alla sera, il cielo era ancora coperto ma fortunatamente senza pioggia, abbiamo deciso di visitare la costa sud est e fermarci al Puʻuhonua o Hōnaunau National Historical Park, quelle statue di legno mi hanno sempre incuriosito, non avrei mai lasciato l'isola senza averle fotografate. Il parco non è molto grande, ci sono varie capanne, dei muri costruiti con rocce vulcaniche e una sorta di altare sempre di roccia nera, è molto suggestivo, vale la pena di vederlo, serve meno di un'ora contando i tempi per le foto.

Puʻuhonua o Hōnaunau National Historical Park

Puʻuhonua o Hōnaunau National Historical Park

Alla sera siamo partiti verso le 10, il volo dura 5 ore e 10 minuti,  siamo arrivati a Los Angeles alle 6:10 locali (che per noi erano le 3 di mattina) e visto che il volo di ritorno era alle 3:40 di pomeriggio abbiamo noleggiato una macchina per farci un giro. Una buona colazione al Café 50's, passeggiata a Santa Monica (spiaggia e negozi), fermata veloce a Venice Beach (mi mancavano due foto per il blog che mi ero dimenticato di fare ad Agosto) e ritorno a LAX. Devo dire che questa pausa di mezza giornata è servita a molto a ridurre la stanchezza, da tenere a mente per le prossime volte e nei tragitti di questo tipo.

Per concludere, non tutti i viaggi possono andare come previsto... in realtà non vanno mai come previsto, ma che ci si metta addirittura in mezzo un uragano, possiamo parlare tranquillamente di sfiga ! Tuttavia mi ha lasciato davvero con un bel ricordo nonostante le condizioni meteo, sarà sicuramente un luogo dove tornerò, e anche più volte se ne avrò la possibilità.

Aloha ! 

 

Los Angeles & The American Southwest: Los Angeles

Los Angeles, 13 Milioni di abitanti nell'area metropolitana, seconda città degli Stati Uniti, importante centro economico, culturale, cinematografico e scientifico. Anche se i più la dipingono quasi esclusivamente "enorme e troppo trafficata" (e in certi casi persino "brutta") è una città che ha moltissimo da offrire. Purtroppo ci siamo fermati solo 4 giorni in questo viaggio e una mattina mentre aspettavamo una flight connection nel viaggio fatto da poco (Hawaii, appena posso posterò anche di questo)  e sono pochi per avere un giudizio completo su una città ma, come per New York e San Francisco, mi danno la sensazione che potrei andarci a vivere senza avere dubbi sulla scelta, generalmente io odio le metropoli ma queste città le vedo come delle giungle multiculturali, dove le fonti di ispirazione (fotografiche e non) ed opportunità sono praticamente illimitate.

Torniamo indietro al primo giorno del viaggio, sono sul 787 Dreamliner, il grande oblò altamente pubblicizzato come una rivoluzione è oscurato da ormai 6-7 ore, non mi fa vedere fuori, a molti non interessa ma dato che io in aereo non riesco a dormire, guardare giù è una cosa che mi è sempre piaciuta, cercare di localizzare città, posti in cui andremo... che spreco ! Comunque, dal (buggatissimo)  sistema di entertainment di bordo vedo che siamo quasi sopra Las Vegas, proprio in quel momento la magia succede,  il finestrino schiarisce, la luce invade la cabina e io finalmente riacquisto la vista sul mondo ! Da Las Vegas a LAX sono circa 40 minuti, di cui 15 solo per attraversare Los Angeles dalla parte est a quella ovest , arrivare nel pacifico, girarsi e atterrare. La città è immensa, le enormi autostrade si notano subito in certi casi ci sono anche 7-8 corsie per lato, per un attimo mi immagino laggiù alla guida del V8 che mi sta aspettando per la fine del viaggio, passiamo a sud di downtown ma non riesco a vedere la famosa collina con le lettere, siamo troppo distanti, mi aspettavo un area molto vasta ma quello che sto vedendo è almeno il doppio di quello che immaginavo. L'atterraggio è stato morbido e in pochi minuti siamo al gate, tutto perfetto e veloce fino al controllo passaporti, poi la fila che ci terrà occupati per più di un'ora e mezza, dopo tutte quelle ore di viaggio è davvero fastidiosa ma alla fine ce la facciamo, prendiamo i bagagli, ormai arrivati prima di noi, e andiamo con lo shuttle al noleggio auto, a circa 10 minuti dall'aeroporto.

Sono quasi le 20, entro nell'ufficio, siamo noi e un'altra coppia, due desk e ci servono contemporaneamente, o quasi... io chiedo di avere una Grand Cherooke visto che ho prenotato quel modello (o simile) e il tizio mi da risposte vaghe promettendomi che sarei rimasto contento, non ci credo nemmeno per un secondo, l'altra coppia esce e io sto ancora aspettando, sento che sta succedendo qualcosa che non mi piacerà affatto, firmo tutto ed esco, chiedo all'addetto di farmi vedere le auto disponibili, come immaginavo, l'unica macchina decente era una Jeep Compass.

Dopo più di 22 ore di viaggio l'unica cosa che vuoi fare è quella di sprofondare in un letto ma faccio comunque un tentativo per capire se il giorno seguente avrei avuto più fortuna, niente,  mi liquidano con un "dammi la tua mail e ti faremo sapere". Carico le valige e mi avvio verso l'uscita, passando davanti agli uffici vedo la coppia di prima saltellare felici attorno ad un Grand Cherooke nuovissimo, super entusiasti come dei bambini con la bici nuova... dall'aeroporto a Hollywood, dove abbiamo il motel, sono circa 30 minuti, li ho passati tutti a maledire qualsiasi cosa mi venisse in mente che ci ha fatto ritardare ed essere superati da loro, i ladri di Grand Cherooke, lo so, non è elegante ma per me la macchina che deve farmi fare più di 4000Km è una cosa importante, ognuno ha le sue fisse, questa è la mia :)

Arriviamo al motel, proprio sulla Hollywood Blvd, facciamo il check-in e vado a spostare la macchina nel parcheggio pubblico li vicino dato che quello del motel era pieno, salgo in camera, nel corridoio c'era un forte odore di criceto ma almeno la camera era pulita, sono in quel momento realizzo che lo zaino fotografico era rimasto in macchina e non era nemmeno immaginabile che lo lasciassi li, vado a prenderlo e torno, sempre più stanco e irritato dagli eventi, sono ormai le 22 passate e l'unica cosa da fare in questi casi è dormire.

Grazie al Jet Lag alle 4:30 sono sveglio, è troppo presto per uscire e inizio a scrivere il primo post per il blog, verso le 6 usciamo, passo in un punto Fedex li vicino, in Vine Street, a ritirare un paio di stivali Magnum (Elite Spider 8.0 Destert, fantastici! ) ordinati la settimana prima online visto che il modello che volevo è disponibile solo negli Stati Uniti. Per la colazione volevamo qualcosa di "classico", un diner vecchio stile, dopo aver percorso gran parte della Sunset e girato a vuoto per Beverly Hills siamo finiti sulla Santa Monica Blvd dove per caso abbiamo trovato il Cafe 50s, esattamente quello che stavamo cercando ! Staff cordiale, ottimo cibo e  atmosfera da film anni 50, ci siamo poi tornati anche alla fine del viaggio e nuovamente a Ottobre visto che avevamo tutta la mattina libera prima del volo di ritorno.

Dopo aver fatto colazione siamo andati al Farmer's Market, un mercato, appunto, dove si possono trovare varie tipologie di cibo, dalla frutta fresca a vari tipi di cucina e prodotti tipici provenienti da diverse parti del mondo. Ci siamo stati anche negli ultimi giorni a pranzo, ho mangiato le migliori BBQ Ribs di sempre ! 

Dopo il Farmer's Market siamo andati a piedi lungo la Walk of Fame sino al Chinese Theater, centro turistico di Hollywood, un po troppo turistico per me, troppe persone che vagano senza una meta sicura guardandosi attorno spaesate e troppo occupate a scattare foto a cose di cui non ho ben capito la rarita, per strada passano in continuazione quei bus cabrio per i tour che ogni 50 metri fanno scendere le persone per qualche minuto e poi ripartono.

Entriamo nel Chinese Theater/Dolby Theater per vedere il programma ma nessun film ci sembra interessante. Meno male che lungo la strada, oltre a persone che cercano di venderti tour guidati (o altre cose assolutamente inutili) ci sono anche dei musicisti di strada che meritano un paio di dollari e una foto.

Pranziamo al motel con della frutta fresca acquistata al Farmer's Market e andiamo in macchina verso downtown, imposto il navigatore e dopo una mezzora buona scopriamo che siamo finiti a Santa Monica, spengo quel coso infernale e vado a intuito, i grattacieli di downtown sono pochi e possono essere usati come riferimento, le strade principali sono molto trafficate perciò esco e arriviamo in circa mezz'ora facendo stradine secondarie, mi aspettavo un centro affollato e frenetico invece quello che mi trovo davanti e' l'esatto opposto, strade semivuote e anche poche persone che camminano, tutto molto ordinato e pulito.

Facciamo una breve sosta in uno Starbucks e andiamo verso Little Tokyo, il quartiere giapponese, dove  dopo essere passati per un festival molto colorato ci siamo fermati per cena.

Il giorno seguente ci svegliamo verso le 6, prepariamo per bene le valigie e torniamo al Cafè 50s per la colazione, ritorniamo anche al Farmer's Market per prendere frutta e una cassa formato gigante di acqua prima di metterci in viaggio verso Lake Havasu.

Quello che succede dopo è ben documentato negli vari post precedenti, ora, riprendiamo da quella notte che, alle 2 di mattina, siamo ritornati dopo "qualche imprevisto".

Sono appunto le 2, arriviamo all'l Hollywood Historic Hotel e parcheggiamo davanti alla porta, ci accoglie alla reception un tipo giovane ma dall'aria parecchio inquietante, sta cercando di aiutare una ragazza che dice di aver perso il portafogli con documenti e soldi, aiutandosi con una stampella accompagna la ragazza fuori su un taxi e, scusandosi, ci fa il check-in, anche l'hotel ha un'aspetto davvero strano con tappeti sbiaditi, muri rosso porpora e soffitti alti con grandi lampadari, sembra di essere tornati negli anni '90 in un film di David Lynch! la stanza è abbastanza spartana e il bagno di primo impatto delude molto ma la posizione è strategica, il parcheggio è sul retro e in ogni caso serve solo per dormire, non mi dispiace, dalla finestra si vede anche la collina di Hollywood.

Dopo una bella dormita  arriva uno dei momenti più attesi del viaggio, devo andare alla Hertz a ritirare "Godzilla" una Dodge Challenger R/T V8 HEMI, chiamata da me in questo modo per ovvi motivi. Arrivo alla Hertz dell'aeroporto in circa 30 minuti, le strade sono libere, gli addetti sono sempre molto gentili, volevano darmi allo stesso prezzo una Ford Mustang Penske GT ma per un errore del sistema risultava disponibile quando in realtà non lo era, poco male, volevo guidare la Challenger e questa volta il mio piano stava procedendo senza intoppi ! Firmo al volo ed esco, salgo in macchina e giro la chiave... non saprei come descriverlo, non so se è stato il suono o la vibrazione che mi ha colpito di più, per chi ha la passione delle muscle car questa cosa è come per un goloso infilare la mano in un vaso da 1Kg di Nutella e finirlo tutto "a manate" (penso renda bene l'idea). Girare per le strade di Los Angeles con un'auto come quella non è facile, ha una coppia notevole e tutti quei cavalli chiedono di essere liberati, in mezzo ai semafori le distanze e i limiti non consentono molto divertimento ma nei tratti di autostrada che uniscono le varie zone della città si riesce a tirare tutta la seconda e tutta la terza, il bello di questo motore è che spinge già dai bassi giri per poi arrivare a limitatore con un suono che assomiglia molto a una forte tempesta (come quelle con vento e pioggia che svegliano di notte), 8 cilindri sono tanti e quando sono anche grossi il risultato è pura andrenalina, per questo il nome "Godzilla", mi dispiace solo non averla guidata nelle strade fatte le settimane prima, sarebbe stato davvero divertente!

 

Non avevamo nulla di particolare da vedere, eravamo stanchi dai giorni passati nei parchi e volevamo vivere un po la città, quel pomeriggio siamo stati a fare shopping in un outlet, di sera a cena a Beverly Hills e poi al cinema, Los Angeles di notte è molto scorrevole in macchina, praticamente deserta se confrontata con il giorno.

Dopo il film non era molto tardi e siamo andati a fare la Mulholland Drive, abbiamo anche visto un coyote che camminava tranquillo in mezzo alla strada.

Il giorno seguente, Sabato, abbiamo fatto colazione da Mel's sulla Sunset, ci sono dei tavolini all'aperto, si mangia molto bene e sono tutti molto cordiali, poi siamo andati a Malibu ma per il traffico ci abbiamo messo più di un'ora, Sabato penso sia il giorno peggiore per andarci, siamo solo passati senza fermarci, non c'è molto da vedere, la sabbia è bella ma il mare è molto ondoso, perfetto per il surf ma non direi lo stesso per il bagno.

Siamo andati direttamente a Venice, dove per trovare parcheggio abbiamo dovuto cercare a qualche isolatori distanza dalla spiaggia, anche qua immagino grazie al Sabato e ad Agosto. Venice è  interessante, lo stile è molto rock/hippie ed è molto attiva, c'era un palco con dei gruppi che suonavano, bancarelle sulla promenade, aree per lo skate, campi da basket, tennis, la famosa area muscle beach e tantissimi locali, poi ovviamente la spiaggia. 

Dopo aver camminato per tutta la zona principale siamo andati a Santa Monica, ora il clima è molto diverso, tutto è molto ordinato e si nota subito la differenza di stile delle persone che ci circondano, la Third Street Promenade è una via pedonale piena di negozi, dall'abbigliamento con le marche più conosciute all'Apple store o librerie, molti bar e chioschi con tavoli e sedie all'aperto, poi sulla spiaggia il Palisade Park e il Pier, dove finisce la Route 66, con il famoso luna park e ruota panoramica. 

Questa è stata l'ultima giornata Los Angeles del viaggio, il giorno dopo abbiamo pranzato di nuovo da Mel's e siamo ripartiti verso casa.

E' stato davvero un viaggio intenso e faticoso, ma ogni sforzo è ricompensato dai panorami mozzafiato e dal forte impatto con la natura dei parchi, alla fine è andato tutto molto bene anche se cambierei molte decisioni prese nella pianificazione, scriverò un post nei prossimi giorni su questo.

Qualche numero:

4519KM percorsi in 73 ore e 28 minuti nei giorni dei parchi + 400KM a Los Angeles,  

18 giorni totali, 4 Stati, 13 Parchi nazionali, 12 tappe  

54 bottiglie da 500ml in due + 24 bottiglie da 500ml di Gatorade al limone + borraccia e ricariche dalle fontane 

3400 foto con la D7000 (circa 64GB), 

7000 le foto per i timelapse con la GoPro  (34gb) 

Tante albe e tramonti, poco sonno ma tanta soddisfazione ! 

 

Los Angeles & The American Southwest: Death Valley

Alba a Badwater Basin

Death Valley, nome pienamente meritato, con i suoi 56.7° di record è il luogo più caldo del pianeta, è anche il più basso del Nord America a 86 metri sotto il livello del mare a Badwater Basin, circondata da montagne altissime (anche sopra i 4400 metri) che impediscono all'aria calda di uscire all'esterno, un forno naturale. Noi abbiamo trovato temperature "solo" tra i 42° e i 44° circa per il giorno/sera e 32° di minima nella notte, ovviamente il paesaggio è arido e un'altra caratteristica è la mancanza di segni di vita, escluso qualche relitto del secolo scorso, è formata da sabbia e roccia, colorata dalla vasta presenza di minerali.

Death Valley da Dante's View, al centro in basso c'è Badwater Basin

Dopo il caos di luci e rumori a Las Vegas, con gli hotel trasformati in celle frigorifere da un uso eccessivo dell'aria condizionata, quello che avevamo davanti era esattamente l'opposto, aria caldissima, polvere, qualsiasi cosa esposta al sole scottava, anche se bianca, poche se non nulle le tracce dell'opera umana, l'unico suono udibile è il vento caldo che soffia ovattato, l'aria è secca e densa, quelle condizioni estreme mi danno una sensazione piacevole, ero veramente felice di essere tornato in terre selvagge.

Ritornato a livello del mare (e anche sotto) i sintomi del mal di montagna erano definitivamente spariti, dopo aver fatto il check in, sistemato le valige nella camera siamo andati a fare un sopralluogo a Zabriskie Point, Badwater Basin, Artist Palette e per finire le Mesquite Flat Dunes, dove siamo rimasti per il tramonto.

Mesquite Flat Dunes

Per arrivare alle dune è molto semplice, sono a circa 2 miglia da Stovepipe Village, hanno un comodo parcheggio e si vedono da lontano perché altissime, il vero problema è dal parcheggio alle dune, circa 1,5 Km, camminare nella sabbia non è facile, se ci aggiungiamo i quasi 44°, il vento caldo che fa volare la sabbia e lo zaino carico sulle spalle non è proprio come una camminata in spiaggia ! Da lontano si vede che sono molto alte ma mentre cammini ti accorgi che lo sono più del previsto, ad ogni duna che scali loro sono sempre li e non si avvicinano, ci vuole più di mezz'ora per arrivare abbastanza vicino, scalando le dune nel percorso, anche se sono piccole è abbastanza difficile perché molto ripide, per fare meno fatica bisogna andare molto lentamente in modo da non sprofondare nella sabbia.

Dopo 1 Km circa Il sole stava scendendo veloce e ci siamo fermati, giusto il tempo di sistemare la GoPro ed il cavalletto grande che il vento ha iniziato di nuovo a soffiare sabbia, meno male che corpo e lente sono tropicalizzati, tutta quella sabbia fina avrebbe sicuramente danneggiato lenti normali. Ci siamo portati circa 1 litro di acqua a testa, il percorso è stato breve ma al ritorno l'acqua era finita, ad inizio viaggio appena arrivati nei parchi ho pensato che gli avvisi fossero un po esagerati ma se ci si addentra nel parco è impensabile di andarci senza una gran scorta d'acqua. Siamo ritornati a Furnace Creek Ranch, dove abbiamo la stanza, non è male per essere in mezzo al deserto, abbiamo cenato in una specie di saloon con un buon hamburger e una birra artigianale, non siamo rimasti molto, ci aspettava una partenza alle 5, erano le 11 circa e c'erano ancora 38°. Siamo partiti a 50 minuti dall'alba,  direzione Badwater Basin, è buio e ci sono 32°, dista circa 20 minuti da Furnace Creek, abbiamo superato il parcheggio di circa 500 metri e lasciato la macchina sulla strada, come consigliato su un sito di un fotografo che vidi qualche mese prima, in questo modo si arriva in un luogo meno frequentato. Badwater Basin è un enorme distesa di fango secco e sale, bisogna stare attenti perché il sale rende il fango appuntito e nei bordi delle zolle affilato, una caduta immagino sia molto dolorosa, ci vogliono circa 5-10 minuti per arrivare nella zona buona per le foto. In lontananza, dal parcheggio, arrivano delle persone ma fortunatamente il consiglio era ottimo, riusciamo a fare tutte le foto che ci servono e anche un timelapse indisturbati, smontiamo tutto e saliamo in macchina,  dobbiamo arrivare a Zabriskie point finché la luce è buona, ci mettiamo poco più di 20 minuti e arriviamo che il sole è appena sorto, perdiamo i riflessi viola ma il risultato è ottimo lo stesso.

Alba a Zabriskie Point

A questo punto, il piano era di fare i bagagli e tornare a Los Angeles ma c'era ancora così tanto da vedere che abbiamo deciso di rimanere sino al tramonto, da fare nella Artist Drive, tra Badwater Basin e Furnace Creek. Avevamo molte ore, prepariamo le valige, facciamo il check out e visto che la zona nord della valle era troppo distante (circa 100 Km solo per la prima parte) siamo andati a vedere Rhyolite Ghost Town, ci aspettavamo una cosa simile a Bodie Ghost Town ma si è rivelata una delusione e 120 Km buttati, ci sono un paio di vecchi palazzi quasi completamente rasi al suolo, un vecchio vagone del treno, una casa fatta con delle bottiglie, un bagno pubblico e un cartello che invita a stare attenti ai serpenti a sonagli. Ritorniamo nella zona sud e andiamo a fare una panoramica da Dante's View, circa 45 minuti da Furnace Creek, a 1669 metri sul livello del mare, si vede tutta la parte sud della valle, davvero spettacolare.  Il pomeriggio stava scivolando veloce, mancavano ancora due ore al tramonto così siamo andati a vedere Devil's Golf Course, simile a Badwater, nella strada per Badwater Basin, vicino al luogo designato per il tramonto, all'improvviso monta una strana nebbia che in pochi minuti invade tutta la valle, sembrava di stare in un film di fantascienza, l'aria era caldissima, penso attorno ai 50°, si respirava a fatica, facciamo qualche foto e ritorniamo in macchina.

Andiamo lentamente nella Artist Drive, li vicino, ci fermiamo in un posto che ci sembrava buono, visto nel sopralluogo fatto in precedenza, la nebbia era quasi sparita e dopo aver atteso 40 minuti riusciamo a fare gli scatti che cercavamo, o quasi, la nebbia filtrava un po il sole ma il risultato lo abbiamo ottenuto, ci aspettava un lungo viaggio, carichiamo tutto in macchina e partiamo.

Artists palette al tramonto

Il ritorno non è stato per niente facile, sono 430 Km per 4 ore e mezza, partendo alle 7:30 l'arrivo era previsto per mezzanotte, in teoria...  in pratica il nostro fido navigatore ci ha fatto passare per la strada più brutta degli Stati Uniti, in mezzo a montagne altissime, poi in una strada che ad un certo punto diventa sterrata, in mezzo al deserto con meno di 1/4 di serbatoio alle 11 di notte, riusciamo a fare benzina in una vecchia stazione di servizio di una piccola città industriale che era proprio come quelle dei film horror.

Alla fine siamo arrivati in hotel alle 2 di mattina, stanchi morti, ma ne è valsa la pena :) 

Los Angeles & The American Southwest: Zion

Zion Canyon

Zion, simile allo Yosemite, quest'ultimo con rocce grigie mentre a Zion sono rosse, è un area verde con vari percorsi che spaziano da una camminata lungo il fiume a una vera e propria arrampicata in cima alla montagna, sfortunatamente abbiamo trovato mal tempo, siamo riusciti a fare solo due percorsi brevi, davvero un peccato perché dopo 9 giorni tra deserti e canyon aridi, passeggiare tra ruscelli e vegetazione è molto rilassante.

Red Canyon Tunnels, poco dopo Bryce verso Zion

Non avendo trovato una camera all'interno del parco abbiamo optato per un ranch (almeno venduto come tale) a circa 30 minuti di distanza, dove nelle foto su booking.com ci sono delle belle camere in stile rustico, un recinto con i bufali, oche, galline, cavalli etc., arriviamo poco dopo mezzogiorno, scarichiamo la macchina e notiamo che la stanza è si nuova e confortevole ma non esattamente come le fotografie, anzi, sembrano due posti diversi, provo la connessione wireless e vedo che il segnale pè troppo debole, l'unico modo è avvicinarsi a piedi alla reception.

Prima di andare ad esplorare il parco decidiamo di fare un giro a cavallo visto che il "ranch" ha anche quel tipo di servizio, vediamo grosse e scure nubi all'orizzonte, meglio approfittarne prima della pioggia. Durante il giro, circa un'ora abbiamo modo di scambiare due chiacchere con il cowboy che ci accompagna, anche se non in maniera esplicita, ci fa capire che lui lavora per un'azienda che si occupa di gestire attività turistiche come questo "ranch", lavora a stagioni e non ha ferie, ora è li e tra 6 mesi probabilmente sarà in un'altro posto a svolgere altre mansioni, tipo escursioni in Jeep o parapendio, dice che nei parchi sono quasi tutti come lui, ad ogni modo, l'ora passa veloce, il panorama è inesistente ma almeno il movimento del cavallo è rilassante e ho imparato qualcosa sui poveri cowboy mercenari :) 

Andiamo nel parco e dopo aver preso una mappa al visitor center prendiamo il bus navetta che ci porta nella zona a traffico limitato da dove iniziano i percorsi, il cielo ora è grigio e inizia a scendere qualche goccia, scegliamo come primo trail la Weeping Rock, mezz'ora a piedi, 600 metri di lunghezza per un dislivello di 30, effettivamente facile e veloce, continuiamo con il Kayenta Trail, un percorso di 2 ore per 3.2 Km e 46 metri di dislivello massimo che racchiude i trail Emerald Pool (Lower) e The Grotto, ora la pioggia scendeva più insistente, riusciamo a finire la prima parte e ci fermiamo prima di The Grotto, riprendiamo il bus e ritorniamo al parcheggio, rimandiamo la visita al mattino seguente.

Zion, Lower Emerald Pool

Ritornati alla base prenotiamo al grill sempre di proprietà del "ranch", torniamo nella nostra stanza e dopo una bella doccia andiamo a cena, una volta seduti, dopo aver aspettato 15 minuti buoni notiamo che per una bistecca di bufalo chiedono 55 dollari ! Cerco di ordinare una bistecca normale, comunque sui 40 che stranamente non era disponibile, non contenti ci "vendono" due insalate in un modo che lasciava pensare fossero contorni del piatto ordinato, in realtà questo giochetto ci è costato altri 9 dollari a testa, il tutto accompagnato da un servizio scadente nei modi e nei tempi. Delusi, andiamo a riposare molto presto, avrei voluto recuperare scrivendo i post che avevo lasciato indietro ma non avendo la connessione non potevo farlo, almeno non agevolmente e non ero sicuramente in vena di ulteriori complicazioni.

Sunrise, Ranch

Al mattino il tempo sembrava potesse offrirci qualche speranza, le nuvole si stavano aprendo ed essendo andati a letto presto siamo partiti altrettanto presto, per la colazione abbiamo ovviamente evitato il "ranch" dove proprio quella mattina ho visto un camion di una nota compagnia che tratta prodotti alimentari per alberghi e ospedali scaricare una quantità considerevole di surgelati al grill.

Siamo andati in un Cafe a Springdale, la città all'entrata principale del parco (a sud-est) ma purtroppo la pioggia ha iniziato a scendere molto forte, abbiamo cercato di andare a vedere prendendo il bus navetta ma alla prima fermata abbiamo deciso di lasciar perdere e ripartire per Las Vegas, non aveva senso rimanere, amareggiati, saliamo in macchina e ci lasciamo alle spalle questo parco, poche ore più tardi, con il cielo azzurro e quasi 35°, arrivati ormai a destinazione, alla radio interrompono le trasmissioni con un messaggio di emergenza invitando tutti i presenti nelle zone dove eravamo appena stati di prestare attenzione alle flash flood e, se possibile, di abbandonare l'area rapidamente per ulteriori perturbazioni in arrivo.

Zion, entrata ovest

Los Angeles & The American Southwest: Bryce Canyon

Sunrise, Ispiration Point, Bryce Canyon

Bryce Canyon, una delle mete da 2 giorni, scelto per i vari trail molto suggestivi che scendono nel canyon e perché uno dei luoghi più bui del Nord America, nelle notti senza luna si possono vedere più di 7500 stelle e la via lattea ad occhio nudo. Tutto il programma del viaggio è stato pianificato attorno a questa data, volevamo essere li esattamente Sabato 12 Agosto, giornata in cui la luna non sarebbe sorta per avere buio totale e poter ammirare/fotografare le stelle. Mi è piaciuta molto la descrizione che diede all'epoca il pioniere mormone che scoprì il parco e da cui prende il nome, Ebenezer Bryce: "A hell of a place to lose a cow!" (Un posto terribile per perdere una mucca) 

Panorama da una montagna nell'area della Dixie Forest

Abbiamo lasciato Capitol Reef alle 11 circa, fatto colazione a Torrey, la cittadina che si trova appena fuori dal parco, siamo ripartiti e la strada ci ha portato subito su una montagna molto alta (sopra i 3000mt)  nell'area della Dixie Forest, faceva quasi freddo, 17° e aria pungente, è incredibile come in pochissimo tempo si possa passare da un deserto a livello del mare all'alta montagna per poi riscendere di nuovo molto rapidamente. Siamo passati per la parte ovest dello Grand Staircase Escalante National Monument, un'area molto vasta e piena di canyon di media prondità, molto interessante la vegetazione, ai margini della strada è pieno di alberi attorcigliati, ottimi per riempire la composizione nelle foto.

Grand Staircase Escalante National Monument

Il tragitto è pieno di campi dove poter fare camminate nei canyon o fermarsi a dormire in tenda, se il tempo non fosse stato un problema mi sarei fermato volentieri ad esplorare, anche se sembra tutto uguale e monotono ogni posto riserva molte sorprese, si potrebbe passare ore a fotografarne i dettagli. Da Capitol Reef sono circa 2 ore di macchina, siamo arrivati a Tropic (la città vicina al parco) verso le 2 di pomeriggio e visto che era troppo presto per fare il check in siamo andati al visitor center di Bryce per vedere il filmato del parco (come sempre utilissimo) e a cercare informazioni sulle varie attività da fare. Prima di tornare al motel abbiamo fatto un giro in macchina sino alla parte sud del parco (23 Km) dove si trova Rainbow Point, per poi risalire fermandoci ad ogni vista point per capire se poteva essere un buon punto per le foto al tramonto o alba.

I vista point sono quasi tutti dotati di parcheggio e bagni, con una camminata breve per arrivare sull'orlo del canyon, scendendo in uno dei primi mi accorsi che c'era qualcosa che non andava, mi sentivo molto stanco e respiravo a fatica, avevo tosse e la gambe indolenzite, i quasi 3000 metri di quota, per uno come me che vive al mare, creano non pochi problemi e nei giorni successivi questo mal di montagna (fortunatamente in forma lieve) mi ha fatto compagnia fino a Las Vegas ! Ritornati al motel sistemiamo le valige, una pulizia veloce alle lenti, un controllo alle batterie e si riparte, una delle cose che ho più apprezzato della nuova Jeep Cherokee è la presa 110v che, unita alle 2 prese 12v e alle 3 usb, nei viaggi on the road come questo, dove si passa molto tempo in macchina e relativamente poco in camera, ti permette di tenere tutte le batterie sempre cariche.  

Arriviamo a Sunset Point poco prima del tramonto, zaino in spalla, cavalletto in mano già quasi pronto e cerchiamo un buon posto, ma dato che il sole tramonta dal lato opposto al canyon non capisco dove mettermi, penso che se si chiama Sunset Point ci sarà un motivo no ?  Il sole ormai sta per scomparire, il cielo è limpido e senza nuvole ma ancora non scatta la magia, penso per l'assenza totale delle nuvole che non riflettono o non si colorano e provo qualche scatto, il nulla, non ci siamo, ripiego il treppiede e iniziamo a tornare al parcheggio, cercherò consiglio in rete, alla fine abbiamo anche il giorno dopo per recuperare.

Sunrise Point al tramonto, la luce non è buona, è ancora troppo presto...

Siamo tra il Sunrise e il Sunset Point, il sole è andato da ormai 10 minuti buoni, stiamo camminando sul bordo del canyon e all'improvviso succede, i colori del cielo si fanno tenui, la linea dell'orizzonte si dipinge di rosa e viola, l'ombra della terra inizia a creare una striscia buia  e gli hoodos si tingono di un rosa/arancio intenso, è questo il momento.

Sunset Point, la terra rossa risalta contrastata dal cielo

Rimonto il treppiede e cerco di sfruttare la luce, purtroppo eravamo nel posto sbagliato ma almeno avevo capito, ora si trattava solo di trovare il posto giusto per il tramonto del giorno successivo, torniamo in macchina e andiamo a cercare un posto dove mangiare, abbiamo circa un'ora e mezza prima del buio totale. A Bryce City, piccolissimo villaggio storico fatto da qualche hotel e dei negozietti ci sono un paio di ristoranti ed un fast food che troviamo affollatissimi e con una fila impossibile, decidiamo di andare nel ristorante vicino al motel anche se è a 15 minuti di macchina dal parco, il tempo di attesa in coda al ristorante era di almeno 40 minuti, alla fine abbiamo mangiato molto bene e siamo tornati al parco per le foto notturne. Parcheggiamo a Sunset Point e lentamente, per abituare gli occhi all'oscurità, ci dirigiamo verso il Navajo Loop Trail, un percorso circolare non molto lungo (2.16 Km) ma ripido (167 m dislivello) che scende lungo il canyon sino al fondo, l'idea era quella di scendere sino al Thor's Hammer, a circa 3-400 metri dall'inizio del percorso ma senza un sopralluogo, affaticati per l'altitudine e stanchi dalla giornata abbiamo preferito rimanere nella prima parte a circa 150 metri dove il percorso era ancora protetto da una rete di protezione al lato e cemento a terra, con quel buio si vedeva solo dove illuminava la torcia e il sentiero poi proseguiva stretto, sterrato e senza nessun tipo di protezione. Dopo circa 20-30 minuti ci si abitua al buio, le stelle ora sembrano venirti incontro e la via lattea è visibile come un enorme arcobaleno argentato, non avevo mai visto un cielo così, sarei rimasto a guardarlo tutta la notte. Facciamo qualche foto e ci divertiamo con la torcia per qualche scatto in light painting, rimaniamo circa un'ora e ritorniamo al motel.

Via lattea, Navajo Loop Trail, Bryce Canyon

Vista la sosta di due giorni decidiamo di non mettere la sveglia, ci aspettava una giornata impegnativa e qualche ora di sonno extra era d'obbligo, i ritmi dei giorni precedenti iniziavano a farsi sentire. Il risveglio non è stato tra i migliori, erano circa le 7, poco dopo l'alba, la mia tosse era peggiorata, avevo un gran mal di testa e mi sentivo debole ed ammaccato, guardo fuori dalla finestra e vedo una luce perfetta per le foto, mi infastidisce sprecare quel momento ma prendo una tachipirina e mi rimetto a letto, ci sarei rimasto tutto il giorno molto volentieri. Verso le 10 ci prepariamo e andiamo a fare colazione nel ristorante vicino a motel, quello della sera precedente, la colazione era inclusa nel prezzo della stanza, buona e porzioni nella media, torniamo a prendere gli zaini e andiamo al parco. Viste le mie condizioni decidiamo in informarci per una gita a cavallo, ce ne sono due possibili, una da 2 ore e una da 4, erano entrambe al completo ma potevamo metterci il lista nel caso qualcuno rinunciasse, ci prenotiamo per quella da 2 ore con partenza alle 2, più compatibile con il nostro programma. Era circa mezzogiorno e l'appuntamento è alle 13:30, decidiamo di andare a vedere i cani della prateria in una zona li vicino, ce ne sono molti e sono degli animaletti molto simpatici, sembra che si mettano in posa per fare le foto ! Ritorniamo alle stalle e aspettiamo speranzosi, piano piano arrivano molte persone e noi siamo secondi nella lista "delle riserve", alle 13:50 mancano delle persone e riusciamo a prendere il posto, non ci speravamo ci sembrava assurdo che la gente pagasse per poi non andare, invece a quanto pare è una cosa frequente, per questo usano il sistema delle riserve, buon per noi ! Saliamo a cavallo, ci spiegano brevemente le regole e partiamo a gruppi di 6/8 persone, siamo in totale 30 circa, ogni gruppo ha un Cowboy di riferimento che oltre a mantenere in ordine la fila e provvedere alla sicurezza ci fa anche da guida, la prima parte consiste nello scendere giù nel canyon, dura circa 30 minuti e il sentiero è molto ripido e stretto, il cowboy spiega a chi ha paura che in caso di vertigini di aggrapparsi al cavallo e chiudere gli occhi, li chiude sempre anche il cavallo quando scende (ovviamente era una battuta... almeno spero!). La discesa alla fine è meno impegnativa del previsto e il cavallo fa benissimo il suo lavoro, io mio era molto energico e coglieva ogni occasione per trottare un po',  il paesaggio è davvero suggestivo, sembra di stare in un vecchio film western, il cowboy non si risparmia le battute tra una spiegazione e l'altra, le due ore passano alla svelta ed alla fine ne è veramente valsa la pena, ci siamo divertiti e abbiamo visto una bella parte del canyon. Finito il giro, circa alle 16, siamo andati a fare il Navajo Loop Trail, lo danno come un percorso moderato da 2 ore, in realtà ci si impiega meno, circa un'ora e mezza con molte soste fotografiche e per la fatica, questo percorso è perfetto per le foto e la luce del tardo pomeriggio crea giochi di ombre tra gli hoodos, ci sono davvero molte cose interessanti lungo il sentiero, ottima la scelta di portarmi solo il treppiede piccolo (Manfrotto Befree), anche nei canyon stretti le esposizioni sono sempre nell'ordine dei decimi di secondo perciò non serve esagerare con la stabilità.

Risaliti andiamo in macchina a prendere il treppiede grande (Manfrotto 055MF4 + 498RC2) la torcia e una giacca/felpa, durante il giorno ci sono 30° ma di notte può scendere anche a 15°. Decidiamo di fare il tramonto al Thor's Hammer, relativamente vicino al parcheggio e anche molto suggestivo, una volta giù posiziono la GoPro sul Befree in modalità timelapse e ci concentriamo sulle foto, questa volta sappiamo cosa ci aspetta ma devo dire che è uno dei luoghi più difficili da fotografare di tutto il viaggio proprio per questo insolito comportamento della luce, le regole sono diverse ed è difficile uscire dagli schemi. 

Thor's Hammer, Sunset

Volevamo fare uno startrail ma eravamo molto stanchi e rimanere altre 2 ore li sotto voleva dire cenare tardi e non riposare, la sveglia era alle 5 per poter fare l'alba a Inspiration Point dove per arrivare ci aspettavano almeno 300 metri di sentiero molto ripido, risaliamo con calma e andiamo al fast food dove rimaniamo piacevolmente sorpresi dalla qualità del cibo, è un fast food per la tipologia di ristorante ma è a gestione locale e si mangia bene. Torniamo a casa e preparata l'attrezzatura finalmente ci dedichiamo al riposo.Svegli appunto alle 5, carichiamo gli zaini in macchina e andiamo ad Inspiration Point, ci sono 3 punti di osservazione, il primo a pochi metri dal parcheggio, uno a circa 150 metri in salita e l'ultimo a circa 300 metri sempre in salita, l'unico libero era l'ultimo (strano eh !), è stato uno dei tragitti più brevi e allo stesso tempo più difficili di tutto il viaggio, per non rendere vana la fatica sono arrivato alla fine quasi senza sosta, gola e polmoni bruciavano ma almeno avevamo il punto più bello tutto per noi. Ovviamente mentre posizionavo la GoPro mi sono accorto che il caricabatteria con relativo cavo erano rimasti in macchina (!), ultimamente il battery pac mi sta dando qualche problema, non carica e anche da carico ha poca autonomia, uso una batteria aggiuntiva USB per cellulari per tenerlo carico nei lunghi timelapse, in ogni caso era fisicamente impossibile ritornare a prenderlo perciò ho dovuto fidarmi, ed è andata bene, ha retto fino alla fine.

Inspiration Point, Sunrise

L'alba è sicuramente molto più facile del tramonto, il sole sorge e illumina direttamente le pareti ovest del canyon e gioca con le ombre sugli hodoos regalando una luce dorata con il contrasto delle ombre che definisce i dettagli. Verso le 7 scendiamo a fare colazione, ritorniamo a preparare le valige e ripartiamo per Zion.

Bryce Canyon è sicuramente uno dei parchi più belli, due giorni sono proprio il minimo per apprezzarlo e sicuramente merita un'altra visita in futuro.